La situazione in Italia

Contrastare la povertà educativa dei bambini di oggi vuol dire creare le giuste basi per ridurre la povertà economica degli adulti di domani: qual’è il ruolo della finanza sociale e del terzo settore alla luce delle ultime novità legislative? (Claudia Fiaschi, portavoce Forum Nazionale Terzo Settore)

Il quadro attuale della povertà educativa in Italia è drammatico. La percentuale di minori in condizione di povertà assoluta è quasi triplicata negli ultimi 10 anni: sono oltre 1 milione e 200 mila (il 12,5% del totale) e vivono in famiglie che, una volta sostenute le spese necessarie per casa e alimentazione, possono spendere solo circa 47 euro al mese per cultura e istruzione. (Fonte: Save the Children)

Il tema della povertà educativa minorile è inevitabilmente legato a quello dell’accesso ai servizi per l’infanzia e i minori, in particolare gli asili nido che rappresentano i presidi fondamentali e insostituibili per prevenire e combattere il fenomeno. Ma anche in questo ambito i numeri sono tutt’altro che positivi: solo 4 Regioni Italiane tra centro e nord raggiungono l’obiettivo europeo di copertura al 33% di asili nido. Inoltre il divario tra nord e sud del Paese è preoccupante: alle ultime posizioni della classifica troviamo Campania, Calabria, Sicilia, Puglia e Basilicata. (Fonte: Impresa sociale “Con i Bambini”)

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Il ruolo del terzo settore

Nel sistema dei servizi per l’infanzia il terzo settore ha un ruolo di primo piano grazie all’attività di cooperative e imprese sociali. A causa di un tasso di redditività piuttosto basso, però, i cosiddetti “mercati sociali” non sono mai stati particolarmente attraenti per gli investitori (salvo eccezioni come il mercato dei servizi sanitari e dei servizi per gli anziani) e finora le risorse, sia pubbliche che private, sono state destinate quasi esclusivamente alla costruzione e allo sviluppo delle infrastrutture.

La recente riforma, prevedendo innovativi strumenti di finanza a impatto sociale, apre ulteriori spazi e opportunità sia per il terzo settore stesso che per gli investitori. Esiste quindi una diversa modalità di investimento nei vari settori dell’economia sociale e ha il vantaggio di “rigenerare”, a partire da un medesimo capitale iniziale, nuovo capitale economico e soprattutto sociale.

Si pensi a investimenti su cooperative e imprese sociali che le aiutino a realizzare le loro attività e a sostenere i costi di gestione, ad aiuti per le famiglie che rendano possibile l’accesso ai servizi per la prima infanzia, a sgravi fiscali per le aziende che prevedono misure di welfare aziendale.

Investimenti di questo tipo sono di certo più lungimiranti di quelli sugli immobili in quanto efficacemente diretti al contrasto della povertà educativa, accompagnando e stimolando inoltre l’attivazione di quelle spinte positive che rappresentano la parte migliore del nostro Paese.

Una ricerca promossa qualche anno fa con il “Consorzio Pan-servizi per l’infanzia” ha evidenziato come l’utilizzo delle risorse pubbliche per una fiscalità che facilita il protagonismo, da un lato, del terzo settore nella gestione dei servizi e, dall’altro, delle imprese in termini di welfare aziendale, generi numerosi effetti positivi, tra i quali nuova occupazione e un accesso potenzialmente universale agli asili nido. (Fonte: Consorzio PAN)

Considerazioni Finali

Anche alla luce delle novità legislative quindi la finanza sociale può avere un ruolo importante per imprimere la giusta direzione alla nostra società affinché sia più equa e sostenibile, agisca attivamente per eliminare le disuguaglianze e sia consapevole del fatto che contrastare la povertà educativa dei bambini di oggi vuol dire creare le giuste basi per ridurre la povertà economica degli adulti di domani.

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